Pagina dedicata a Bruno Rizzi per ricordarlo a dieci anni della sua scomparsa
Il premio Bruno Rizzzi 2005 è stato assegnato dalla giuria
alla Prof.Chiara Paolizzi, docente della Scuola
sintonia con le richieste indicate nel bando.
L'unità didattica "Un mondo ben
(Enciclopedia on-line Wikipedia) In de Finetti fu sempre concreto e vivo l'interessamento alla didattica. Egli sostenne decisamente la necessità di render intuitiva la matematica e si schierò decisamente contro le posizioni bourbakiste nell' insegnamento della matematica. Nel 74, in qualità di presidente della Mathesis . animò un gruppo di ricerca sulla didattica della matematica nell'ambiente romano: di questogruppo fecero parte Emma Castelnuovo, Lina Mancini Proia, Michele Pellerey, Bruno Rizzi. De Finetti fu tra i primi, intorno al 1960, a promuovere gare matematiche fra studenti per portare i concorrenti meglio classificati a partecipare a gare internazionali. Lo stesso concetto di intuitività lo applicò anche alla didattica universitaria ...
Quaderni
del Periodico di matematiche N°1. Problemi di Gare Matematiche Problemi di Gare matematiche di Bruno Rizzi - Tipografia R. Luciani - Roma,1974. (Nelle pagine del sito www.matmedia.it )
Prof. Bruno Rizzi apre il Congresso nazionale a Gioia del Colle 1989 alla sua destra Ing. Oliv, Isp. Festa, Preside Ambrisi Prof. Tonolini e Prof. Rizzi ad Aleerobello nel 1989 Prof. Rozzi - Prof. Galasso - Isp. Festa Bruno Rizzi nel 1989 chiede, durante il Congresso nazionale a Gioia del Colle, a Francesca Galasso, presidente della Sezione Mathesis di Gioia del Colle di riprendere un' antica tradizione della Mathesis organizzando gare matematiche. Dopo le due gare regionali del '90 e '91 la sezione Mathesis di Gioia del Colle organizza l'olimpiade dei giochi logici linguistici matenmmatici a livello nazionale ed ogni cinque anni a livello internazionale per gli studenti dai 6 ai 18 anni e dal 1996 con la collaborazione dell'Università di Bari e nel 2005 alla XV olimpiade viene concesso il patrocinio morale della Comunità Europea. Io non so ricordare Bruno Rizzi Il testo è il ricordo pronunciato dall'Ispettore Emilio Ambrisi, il giorno 6.10.2000 presso il liceo scientifico "Gullace" di Roma. A memoria di Bruno Rizzi, a cinque anni dalla scomparsa, era stata organizzata una manifestazione dal preside C. D'Aniello cui parteciparono i familiari di Bruno e tanti suoi colleghi ed amici. Sono le parole di un Allievo che ha saputo cogliere i valori umani del Maestro Io non so ricordare Bruno Rizzi nel senso che mi riesce abbastanza difficile considerare di dover circoscrivere e sistemare i ricordi in un insieme ben definito di fatti o di esperienze disposte in bell'ordine, eventualmente quello temporale di accadimento. Questo perché ho sempre rifiutato di associarlo all’idea di morte. I ricordi sono tanti e dovuti ad una frequentazione così intensa che ancor oggi mi sembra impossibile che essi non debbano accrescersi e alimentarsi di nuova vita quotidiana. Per me è stato un maestro. Anzi, il maestro! e non è un modo di dire. L’ho conosciuto all’esame di matematica finanziaria che sostenevo senza aver seguito il corso e recandomi in quell' istituto per la prima volta. Bruno Rizzi era lì ad esaminarmi ed è raro che un incontro in sede di esame possa riuscire tanto importante sotto l’aspetto scientifico e quello umano. Mi chiese - lo racconto qui perché l’ho raccontato spesso e spesso l’ho ricordato anche a Lui - del regime di capitalizzazione semplice e composta quale fosse più conveniente nel periodo unitario. Sembra strano ma non ero abituato a vedere le cose che in un certo modo; mi aprì la mente e mi trasmise un poco del Suo Saper Vedere in matematica che era poi anche un saper vedere nella vita. Poche persone ho visto riuscire a percepire e a comprendere, e in così breve tempo, l’esatta portata di problemi e situazioni. Poche cose lo turbavano o spaventavano e tra queste certamente la scomparsa di persone care e di amici. Non saprei descrivervi il suo stato d’animo quando ripensava ad amici scomparsi: Costantini, de Finetti, Fadini, e l’ho incontrato spesso negli anniversari della morte del papà: era diverso. La morte: una cosa tremenda. Ed è un aggettivo questo che non usava spesso ma quando lo pronunciava era con tutta la gravità di significato che esso comporta. Questi non sono ricordi ma fatti che lungi dal considerarli chiusi e deposti in un archivio della mente penso e ripenso spesso in una forma dialogativa che a volte instauro. Mi piacerebbe poter ancora ascoltarLo su tante questioni: quelle scolastiche e didattiche e non ultimo i grandi problemi di Hilbert argomento che costituì l’oggetto di uno specifico lavoro presentato in uno dei convegni Mathesis degli anni novanta e che ci avviò a considerare i problemi dell’organizzazione della matematica nell’insegnamento che è nella sostanza un problema di selezione di fatti significativi o essenziali e che è tra i problemi fondamentali nelle odierne discussioni sulle riforme del sistema scolastico e dei programmi di studi. Come anche mi piacerebbe sentirLo ancora su problemi fondamentali come scrivere in matematica. Ha scritto tanto Bruno Rizzi, articoli e saggi, da solo e in collaborazione, eppure non sempre riteneva necessario o amava scrivere: la sua mente era il suo libro, là scriveva e riscriveva le sue pagine. Questo valeva soprattutto per le numerose conferenze e relazioni che era continuamente chiamato a tenere: preferiva organizzarle e svilupparle mentalmente per poi risistemarle diversamente gestendone variamente l'ordine in successivi momenti.. Scrivere era una operazione importante ma in genere era un po’ come effettuare una certa lacerazione tra forma e contenuto, immergere tutto in qualcosa di artificioso. Un’operazione che non poteva non comportare la perdita di qualcosa: tutto ciò che è collegato all’atto della spiegazione, l’interazione con chi ci ascolta e ci guarda e quella particolare energia che accompagna la trasmissione di un contenuto di matematica e da cui sembra dipendere molto della comprensione stessa della matematica. E’ una cosa su cui spesso l’ho ascoltato in relazione anche alla considerazione di quanto poco i matematici abbiano messo per iscritto le lezioni e le abbiano invece più direttamente e fedelmente impresse nei loro allievi. Siamo qui in molti ad esserne depositari e le Sue erano vere lezioni.
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