MEMORIE DI UN VIAGGIO INDIMENTICABILE

Diario di viaggio 2003 dello studente Claudio Loconsole

 Sveglia. L'aria è ancora onirica, sognante. Si preparano le ultime cose prima del lungo viaggio misterioso. Con la macchina raggiungo l'aria ancora fredda e senza dimora della ruvida autostrada. Dopo un'attesa senza memoria arriva finalmente il pullman. Senso di estraniazione assicurato. Questi volti nuovi, tutti accomunati dalla stessa cosa: aver provato la sensazione della partecipazione ad un'olimpiade a tappe, organizzata da GioiaMathesis. Tre fasi impegnative, ma tutte accomunate dalla stessa speranza. Le mattine, infatti, di quegli ingressi quasi ansiosi a scuola. La speranza di vedere il proprio nome su quella nuda bacheca nell'atrio della scuola ricordo era tanta. Ed ecco tutti insieme, ma ancora sconosciuti. Il potere della conoscenza e della socializzazione si è fatto quasi subito vivo. Questa volta ha preso le sembianze di una calda e dolce chitarra. Quelle corde vibranti ci hanno fatto condividere il tempo lungo, ma prezioso del viaggio d'andata. Voci timide pian piano si sono trasformate in voci piene, tutto frutto della volontà di condivisione e di gruppo. Qualche nota più in là e ci sentivamo come gli amici di sempre. Se c'è una parola che a posteriori può sintetizzare l'intero viaggio, questa è proprio la parola condivisione. Tutti i beni erano in comune e non solo. Ci siamo "spartiti" anche le nostre emozioni. Il tutto poteva essere paragonato ad una associazione di mutuo soccorso spontaneo. E così per tutto il pomeriggio, fin quando a sera un paesaggio non tipicamente italiano si è aperto ai nostri occhi.

Alla fermata per la cena ci eravamo accorti di un nuovo odore e di un nuovo ambiente dove la birra e la carne sostituivano la nostra cara amata pasta e il nostro prezioso pesce. Segno questo di trovarsi formalmente ancora all'interno dei confini italiani, ma in realtà di trovarsi in una zona di confine dove gli usi e costumi di due popoli differenti si fondono generando una comunità di "transizione". Dopo la prima esperienza culinaria al di qua del confine, c'è stata la possibilità unica, almeno per me, di liberare la mente per poter accogliere i modi di fare e di essere di un altro popolo. Quello degli austriaci. Gli austriaci, un popolo a primo avviso segnati da un forte senso di civiltà, ma con la passione visibile per gli alcolici.