diario di Claudio                                                                                         

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Sera. Sistemazione. Dopo una partitella di un gioco affascinante qual è la pallacanestro, le mie labbra, come quelle di migliaia altre persone che di sicuro definisco speciali , hanno assaporato una zuppa molto particolare che ho accompagnato con del pane. Dico speciali, e molti, almeno spero, saranno d'accordo con me, perché vissute in un mondo sporco, frutto della malvagità pura e della pazzia bestiale di quello, se così possiamo definire, uomo. Si quelli innocenti e non, ma pur sempre non meritevoli delle atrocità dei lager e dei gulag. Scusate la divagazione, ma non si può fermare la mano, povera serva, quando viene comandata dalle emozioni che proprio di loro natura sono inarrestabili. Ungherese, sa parlare un italiano abbastanza complesso ed è al tempo stesso affascinato da noi, come del resto noi da lui e vicino a noi, in quanto anche lui giovane e curioso. Questa notte la comunità dei ragazzi, è diventata espressione delle mie parole e ha dato vita a due gruppi distinti che per il resto del viaggio rimarranno pressoché gli stessi. Eccolo. Era stato già preannunciato e di lui avevo già parlato in precedenza. Adesso però è arrivato il momento di farlo uscire allo scoperto e di spogliarlo dei suoi intrattenimenti. Si parlo proprio di lui, o meglio di lei, di quella parte di viaggio pensierosa e conoscitiva del proprio io, dell'interiorità degli altri e della natura dei paesaggi e della loro storia. Si perché la miseria, ma anche il rispetto delle regole di quella piccola e povera città qual è Karcaq non possono passare inosservate quando le si osserva a bordo di un carro consumato, umile, trainato da due cavalli e comandato da un bambino e da un uomo i cui vestiti sono impregnati di fumo di sigaretta. Ho immaginato, però, nonostante il numero esiguo di persone che frequentavano quelle povere stradine del paesino, tanti, ma proprio numerosi ragazzi che si davano appuntamento e giocavano per ore nei giardini di quelle casette a schiera sorvegliati dai loro umili genitori dai volti stanchi, ma contenti e soddisfatti, protagonisti di una vita senza montature e senza ipocriti rapporti interpersonali, un pò nostalgici dei tempi in cui i bovari della puzla si divertivano a cavallo, dopo una faticosa giornata per creare pascoli, lì dove sta ritornando la steppa.

Al termine della visita, mi sono sentito in uno stato di temporanea soddisfazione incondizionata al pensiero che a sera sarei arrivato a Budapest, capitale dell'Ungheria, uno Stato orientale. Il mondo orientale negli ultimi tempi mi ha involontariamente affascinato, turbato, incuriosito e coinvolto. I misteri che lo accompagnano sono inspiegabili come lo è la vera sensazione che suscita in me.

 


 



una corsa con sorpasso