Nel Labirinto

 Dalla prefazione a "Il filo di Arianna" di Margherita Barile e Michele Miccoli

 

Incisione del 700

Giardini di Versailles

Affresco nel Palazzo ducale di Mantova

Non si contano le opere letterarie ed artistiche, anche cinematografiche, ispirate al mito del labirinto. All'antica interpretazione mitologica, che lo vuole metafora del cimento, del pericolo che si può incontrare ad ogni svolta, è subentrato il significato psicologico ed epistemologico conoscitivo e spirituale, che ne fa la rappresentazione ideale dei percorsi mentali. Il cammino è difficile, perché tortuoso, obbligato ed incognito a priori. Come la strada logica di una dimostrazione matematica, di cui sono noti solo la partenza e l'arrivo. Ma è questo il modo in cui l'uomo, da sempre, è andato avanti, muovendosi a fatica nell' intrico di questo mondo imperfetto. Solo l'assoluto è isotropo, solo in esso due punti sono sempre collegati da una linea retta e tutte le direzioni sono possibili ed equivalenti.

L'essere scacciato dall'Eden è confinato in un ristretto e contorto universo, un'angolosa oscurità in cui si può anche vagare all'infinito, senza mai raggiungere la meta. Ad ogni crocevia c'è una sola freccia del bene e tante del male. Quante volte erronee nel viaggio verso la conoscenza, anche scientifica, anche scolastica!

Ma tutto ciò che riusciamo a concepire è necessariamente legato ad uno sviluppo, unidirezionale, nello spazio e nel tempo. Il pensiero umano è fatalmente "monodromo". Nello spazio euclideo  a tre dimensioni ci si orienta unicamente sommando tre cammini aventi direzioni prefissate.

La scrittura ha un unico verso di percorrenza. Il ragionamento procede per deduzioni, un passo alla volta. Per questo la scoperta di legami "polidromi" ci affascina. Un teorema che stabilisca un'equivalenza fra concetti apparentemente lontani è oggetto di ammirazione. Una frase che si legga indifferentemente in più direzioni ha un'aurea magica e misteriosa: gli antichi erano indecisi, se considerare divini o diabolici i latercoli, in cui le letture sono addirittura quattro. Queste mirabili creazioni ci appaiono come un raro frutto di acrobazie intellettuali, vere evoluzioni di trapezisti nella mente. Ma intanto la storia del pensiero prosegue, seguendo i soliti meandri, procedendo spesso per tentativi a tratti, ritornando sui propri passi, fino ad incontrare il Minotauro, creatura ambigua e mostruosa, incarnazione della contraddizione e dell'indeterminatezza, i muri contro cui, inesorabilmente, finisce l'umana corsa verso la conoscenza.

 

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