Costantino
Psello (questo il suo vero nome, ma è noto come Michele Psello, nome
assunto, da monaco, durante il ritiro contemplativo nel monastero del
monte Olimpo in Bitinia) nacque nel 1018 in un sobborgo di Costantinopoli
da nobile famiglia; notevoli i suoi studi, svolti sotto la guida di
Giovanni Mauropode e Niceta teologo e polemista; esordì come avvocato per
entrare poco dopo nell’ amministrazione come funzionario imperiale.
In
seguito fu chiamato a Corte e divenne uno dei personaggi più influenti
del Palazzo grazie alla sua straordinaria cultura, l’ impegno e l’
attitudine di uomo di mondo. Occupò dunque vari e prestigiosi incarichi
di responsabilità, come segretario imperiale, professore di filosofia
nella riaperta Università, primo ministro, e riuscì a conquistarsi il
favore di più imperatori, pur svolgendosi la sua vita in uno dei periodi
più difficili della storia bizantina, complicato da intrighi di corte,
complotti, delitti, in una rapida successione di imperatori.
In
Psello, intellettuale aperto ad ogni voce e aspetto della cultura, portato
alla continua indagine da una vivissima curiosità e da un acuto
ingegno, è rilevante l’ aspirazione all’ acquisizione di una paideia
intesa come formazione culturale puramente umana che quasi prelude alle
caratteristiche forme di cultura umanistica, sebbene non sia esatto
parlare di lui come di un vero e proprio rappresentante di una cultura
“laica” opposta a quella ecclesiastica.
Tuttavia
è lecito affermare che Psello “superi” il proprio tempo,
sperimentando eclettismi e orizzonti culturali notevolmente ampi; prova ne
è, ad esempio, il fatto che, in filosofia, pur presentando tratti
caratteristici di filosofo neoplatonico, si dedicò anche all’ esegesi
aristotelica e presentò inclinazioni per il sincretismo
filosofico-religioso del V sec.
Notevolmente
dotato come scrittore, soprattutto di storia, ma anche di lettere,
discorsi d’ occasione, Psello fu in grado di riportare la prosa
bizantina a una nuova dignità d’arte, tramite il neoatticismo e il
purismo. La sua produzione poetica, invece, pur non essendo del tutto
trascurabile, non appare all’ altezza della sua prosa; i migliori
componimenti risultano quelli di carattere epigrammatico e polemico, come
ad esempio un’ invettiva contro un monaco dell’ Olimpo, Iacobo, che lo
aveva stuzzicato, invettiva che dimostra la forte religiosità dell’
autore.
Psello
è famoso per il “Quadrato degli opposti” o “Quadrato di Psello”
(perché attribuito appunto a Psello dallo studioso Prantl, manon
mancano diverse ipotesi sulla paternità del quadrato; è certa, comunque,
l’ origine medievale di questo artificio didattico). In tale quadrato si
coglie l’ essenza delle relazioni logiche fondamentali di natura
aristotelica intercorrenti tra le proposizioni e l’ esistente.Indicando,
infatti, secondo l’uso scolastico, con A, E, I, O rispettivamente la
proposizione universale affermativa (“ogni uomo corre”), universale
negativa (“nessun uomo corre”), la particolare affermativa (“qualche
uomo corre”) e la particolare negativa (“qualche uomo non corre”) e
disponendo le vocali ai vertici di un quadrato si ottengono tali relazioni
logiche:A ed E sono contrarie, ossia possono essere entrambe false ma non
entrambe vere; A ed O, E ed I sono contraddittorie, ossia non possono
essere né entrambe vere né entrambe false; I ed O sono invece
subcontrarie, ossia possono essere entrambe vere ma non entrambe false; A
ed I, E ed O subalternate, ossia A implica I, E implica O (ma non
viceversa).
La
più antica documentazione conosciuta di questo artificio si ha nelle
Introductiones in Logicam di Guglielmo di Shyreswood (seconda metà del
XIII sec.).
Barbara Tinelli
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